A Pachino, là dove il sole incontra il mare, nasce un pomodoro che è diventato leggenda: il Marinda.
Un pomodoro difficile da coltivare, che dà il meglio di sé solo quando coltivato vicino al mare: è il costoluto di Pachino, noto anche come Marinda, un pomodoro insalataro che affonda le sue radici in una tradizione antica e preziosa. Se ne è parlato nell’ultimo episodio del format La Natura dal campo alla Tavola, andato in onda sulla tv nazionale 7GOLD domenica 20 aprile.
Ad aprire la puntata è stato Duccio Caccioni, direttore del Mercato all’ingrosso di Bologna, in collegamento video, che ha confermato come “il pomodoro è uno di quegli articoli destagionalizzati. Il consumatore lo cerca tutti i giorni e i mercati all’ingrosso garantiscono gli approvvigionamenti. In Italia abbiamo la fortuna di varie zone, da nord a sud, che permettono di avere produzione costante durante tutto il corso dell’anno. La Sicilia è certamente una delle principali aree di produzione, sia dal punto di vista quantitativo, sia da quello qualitativo”.
Il professor Ferdinando Branca dell’università di Catania è entrato nel dettaglio delle origini del pomodoro tradizionale di Pachino, il costoluto. “Il pomodoro Marinda fa parte della tipologia Marmande ed ha origini francesi. È un pomodoro costoluto, antecedente a tutte le diverse tipologie di datterino e ciliegino che si trovano facilmente sui mercati, difficile da coltivare, ma capace di regalare sapori unici. È stato introdotto nei primi anni 90 e nei terreni salmastri di Pachino e Portopalo ha trovato un habitat ideale. Qui gli agricoltori, riescono a produrre in condizioni estreme, un prodotto dal gusto intenso e di eccellente qualità. Viene raccolto verde, prima del viraggio al colore rosso, proprio per mantenere la sua consistenza.”
“Tipologie di pomodoro di alta qualità come questa – ha ribadito Caccioni – vengono vendute dai nostri grossisti a negozi di prossimità, ambulanti, ma anche catering e ristorazione di alto livello. C’è quindi una selezione di prodotti ma anche di produttori.”
L’agricoltore Salvatore Lalicata ha sottolineato che “la consistenza del prodotto è molto importante, in quanto viene esportato non solo nel nord d’Italia, ma anche all’estero come in Germania e Francia. Il Marinda conquista per la sua bellezza, il suo baffo nero e la forma costoluta ma il suo vero punto di forza è il sapore: un equilibrio unico tra dolcezza e acidità, frutto delle condizioni climatiche e del terreno sabbioso, con il mare a poche decine o centinaia di metri di distanza. Il meteo quest’anno è stato abbastanza clemente, ha aggiunto il produttore, e la raccolta conferma una buona produzione.”
“Nel nostro areale questa tipologia di pomodoro ha trovato l’ambiente ideale – ha ribadito l’agronomo Salvatore Figura. Qui tra brezze cariche di salsedine e un’irradiazione solare costante, il Marinda esprime al massimo la sua personalità. La sua forma appiattita, le sue costolature ben definite lo rendono inconfondibile. Ogni frutto pesa dai 100 ai 150 grammi e presenta striature marcate. La polpa è soda e poco acquosa, ideale sia per l’uso fresco che per la trasformazione. Un aspetto cruciale della coltivazione è la scelta del portinnesto, che deve essere effettuata con grande attenzione, in modo da bilanciare la resistenza ai patogeni con la conservazione delle qualità organolettiche tipiche del Marinda. I trapianti si effettuano fra ottobre e i primi di novembre e la raccolta inizia a gennaio inoltrato. È un pomodoro a duplice attitudine: si raccoglie verde per essere consumato in insalata, oppure maturo per la preparazione di conserve.”
Le telecamere di 7Gold si sono poi spostate nello stabilimento della Cooperativa Aurora, cuore di una produzione che unisce l’eccellenza del prodotto al valore umano e territoriale che lo rende possibile. Il presidente Giuseppe Buggea ha spiegato: “E’ una sfida agricola che ogni giorno diventa eccellenza. Per garantire la massima qualità ci avvaliamo di una selezionatrice ottica. Ogni pomodoro viene trattato con la massima delicatezza e viene separato per calibro e colore. Le nostre operatrici poi provvedono al confezionamento a seconda della maturazione e del calibro. Grazie a questa selezione il consumatore può scegliere il grado di maturazione del prodotto. Un lavoro che richiede cura artigianale e tecnologie di precisione, a testimonianza dell’impegno della cooperativa nel custodire un prodotto simbolo della nostra identità agricola.”
Altri due agricoltori hanno portato la propria testimonianza. “Quest’anno è un’annata molto positiva, grazie all’andamento meteo – ha detto Corrado Magliocco – Questo pomodoro costoluto dovrebbe essere valorizzato di più, perché per produrlo si devono superare tante difficoltà e affrontare spese significative”.
Sebastiano Divelli coltiva un ettaro di Marinda in serra. “È caratteristico della nostra zona. La raccolta è continuativa, ogni due giorni: serve molta manodopera e deve essere specializzata, perché riconoscere il punto giusto di maturazione non è facile”.
“Croccante, compatto e dal sapore avvolgente il Marinda è punto di riferimento per chi cerca un pomodoro di carattere” ha ribadito Gabriele Scala socio della Cooperativa Aurora. “La sua consistenza soda e sapore intenso lo rendono una scelta d’eccellenza per chef e appassionati.”
La puntata si è conclusa con la consueta rubrica Pillole di Cucina. Lo chef del Ristorante Scala di Portopalo, Vincenzo Ferraro, ha proposto un menu raffinato dove il pomodoro Marinda diventa protagonista assoluto: un carpaccio di Marinda e alici marinate, esaltato da olio evo, aceto, vino bianco, origano e sale; a seguire una pennetta, con Marinda a cubetti, cipollotto fresco, tonnetto palamita a crudo e scaglie di mandorla.E per chiudere un secondo delicatissimo: filetti di triglia borsellino a crudo, accompagnati da carpaccio di Marinda e pinoli tostati.